Le origini

Come è nato il Distretto del Cibo del Chierese e Carmagnolese

Per parlare del Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese è necessario andare ritroso e tornare ai primi anni del 2000.

L’iniziativa è infatti frutto di un processo partecipato e condiviso che ha visto impegnate amministrazioni locali, associazioni dei produttori, operatori del settore agroalimentare, associazioni di categoria e enti formativi e culturali del territorio del Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese. Le prime tappe del percorso risalgono agli inizi degli anni 2000 con la definizione del Paniere dei Prodotti Tipici della Provincia di Torino e con la creazione della rete delle Strade dei Colori e dei Sapori, grazie alle quali i prodotti tipici del territorio trovano il riconoscimento e la valorizzazione che oggi li caratterizza. Seguono quindi le esperienze per l’attuazione di politiche a scala sovracomunale come quelle del Patto dei Territori della Collina del Pianalto e della Pianura del Po, del 2015, e il Patto di Identità Territoriale del 2016. Con il 2019, raccogliendo le istanze del territorio, i comuni del territorio danno vita ad un percorso per la costituzione del Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese. La firma dell’accordo è il passo fondamentale per la richiesta di riconoscimento da parte della Regione Piemonte. 

Il paesaggio è il territorio insieme alle persone

L’obiettivo dell’Associazione è promuovere lo sviluppo territoriale, l’integrazione, la coesione e la sicurezza alimentare, ma soprattutto salvaguardare e far conoscere il paesaggio rurale grazie alle eccellenti attività agricole e agroalimentari che lo abitano. Si tratta di un territorio capace di esprimere eccellenze nell’ambito delle differenti filiere, dalle produzioni orticole, a quelle frutticole, a quelle animali ed a quelle vitivinicole. Elemento distintivo del Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese è infatti la ricchezza di produzioni di qualità che permettono di servire un pasto completo di tutte le sue portate, dall’antipasto al dolce. Questa varietà è il frutto di un territorio che fa della diversità del paesaggio, delle filiere, della storia e delle competenze un fattore di forza.